al novantesimo minuto segnò il rigore

domenica, 29 dicembre 2017, notte.

parliamo di sport? massi per una volta ce lo concediamo

ammetto di essere tifoso juventino, da sempre. ho visto la prima partita allo stadio nel 1970. molti che mi leggono non erano ancora nati, sono sicuro. la passione è rimasta inalterata e ciò che è cambiato è l’approccio alla domenica calcistica.

una volta le partite si giocavano alla domenica pomeriggio. orecchie incollate alle radioline a seguire tutto il calcio minuto per minuto. qualcuno osava scrivere su un foglio di carta o sui bordi del giornale i risultati cosi da avere sott’occhio la situazione. la poesia di quegli anni mi è rimasta dentro: sdraiato nel letto a pancia in su ad immaginare le azioni , i goal, le parate e gli errori che i radiocronisti descrivevano.

le loro voci erano dei marchi di fabbrica, come le loro frasi fatte che riprendevamo nei giorni successivi quando si parlava di pallone a scuola.

prima di cena alla televisione trasmettevano un tempo di una partita scelta come l più interessante.fino alla domenica sportiva, dopo il lo sceneggiato o il film, quello era tutto il calcio che si respirava. se avevo il permesso stavo sveglio per vedere le azioni e la moviola che giudicava l’arbitro, a sua volte giudice in campo

oggi non è così. è tutto li a disposizione. non c’è attesa, non c’è pathos, non c’è voglia di stare a seguire le partite perchè è più comodo vederle in rete quando si è a casa o leggere la cronaca live sul cellulare.

niente radioline, niente vecchietti sulle panchine, niente azioni viste con gli occhi della mente.

 

come un bastoncino findus

domenica 29 dicembre 2017, pomeriggio

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minchia che freddo!!!

ho pensato questo quando mi sono seduto su una delle panchine di piazza castello e ho scattato questa foto

le dita congelate facevano male. le nocche indispettite si rifiutavano di piegarsi. ancora un pò e avrei dovuto usare la punta del naso per premere il click

deluso dalla mostra di toulouse lautrec mi sono incamminato per via po direzione ghigo e caffè con panna.

che ci crediate o no non si riusciva ad entrare. la tipica comitiva di turisti aveva invaso il bar e la fila per poco non cominciava sul marciapiede.

merda, faccio marcia indietro e mi fermo in un altro bar dove ordino il caffè con panna. l’attesa è in questo pensiero: la panna sarà montata ad arte o sarà spray. montata e persino un pelino dolce. non siamo al livello dell’originale ma dato il freddo e l’assenza di coda sono uscito soddisfatto.

ai torinesi non piace fare le code, neh?

ps. andate a vedere la mostra e non basatevi sul mio giudizio molto personale. l’arte va vista e poi ognuno esprime il suo giudizio. è sempre cultura che va ad aggiungere spessore alla nostra conoscenza e anima romantica.

finish line

domenica 29 gennaio 2017, pomeriggio

 

ieri notte e stamattina ho parlato della domanda che mi faccio sempre quando devo alzarmi presto per andare ad allenarmi

ma chi me lo fa fare?

mentre correvi ci ho pensato su e per coincidenza quando sono ritornato alla maccina e ho preso in mano il cellulare ho letto una mail in cui mi si diceva che avrei trovato la risposta alla domanda.

la risposta è molteplice e non credo di averle trovate tutte.

chi me lo fa fare? lo stare bene? il non mettere su peso? il piacere di vedermi allo specchio? il passare due ore assieme a degli amici che condividono la tua passione? osservare la natura o i palazzi che scorrono al mio fianco? sentire il cuore che pompa e i polmoni che si riempiono di ossigeno? provare la libertà di muovere il proprio corpo senza limiti? sentire il sapore del sudore sulle labbra?

sono tutte risposte vere, legate alla domanda di partenza. ma appunto oggi ho pensato che il chi me lo fa fare è la mia voglia di raggiungere  un traguardo mettendomi in discussione. mentalmente e fisicamente.

non mi interessa soffrire nè entrare in paranoia mentre corro. ho un obiettivo e voglio raggiungerlo. il traguardo non ha bisogno di una linea per essere tracciato o di uno striscione per essere visibile da lontano. sono io che decido dove posizionarlo. siamo noi che ci diamo dei traguardi che vogliamo attraversare a braccia alzate.

non come forrest gump che corre perchè è la cosa che sa fare meglio ma come vittorio che comincia a conoscere se stesso e inizia a capire cosa vuole per davvero.

ce ne sono voluti di chilometri, migliaia, ma alla fine qualcosa di buono è accaduto

e ora, passeggiata in centro a vedere tolouse lautrec e poi caffè con panna. ecco il traguardo di oggi pomeriggio

il sale della vita

domenica 29 gennatio 2017, notte

ci rendiamo conto di quanto vogliamo bene ad una persona quando ci viene a mancare. siamo tutti d’accordo che questa frase è un’ovvietà. pur essendolo è una realtà che sa di sale quando ne siamo coinvolti.

il sale è il sapore delle lacrime che versiamo quando la nostra emotività emerge e prende il timone.

è il sale del mare che ci inonda il cuore e per questo sentiamo di affogare in assenza di ossigeno.

ci sono lezioni di vita che ci insegnano quanto sia importante avere rispetto dell’amore altrui. si sbaglia e si impara per le volte che verranno.

le lacrime si asciugano, gli abbracci confortano e riavvicinano. non servono medicine per curare questi mail.

il domani è tutto da scrivere e se lo si fa in due è meglio.